Armando Giorgi
1° classificato
Homeless
In processione, gli “homeless”*
sbandierano toppe di generazione
dagli occhi tristi,
sotto le mancine del porto.
Scambiano fragili richiami,
graffiati dal brusio delle parole
rabbiose ampolle di sillabe,
ragioni arrestate tra pareti d’osteria.
Dividono sussulti, scremano angosce
comuni, raccolte nei cassoni
degli scarti sui perimetri dei mercanti.
Esiliati delle calate,
scalano altezze di lusinghe
nell’ora della clessidra vangelo
e pasoliniani tumulti
nell’arcipelago delle navi attraccate.
Poi, accostano palpebre
per avere collane di sonno,
in mezzo alle discariche di carbone
e il fagotto degli stracci
forma il guscio di un tetto,
dove l’arco di luce della lanterna
scopre perimetri di rossi container.
*Homeless, espressione anglosassone per indicare i senza casa.
Loriana Capecchi
2° Classificato
Una strada di memorie
Strade di fuga s’aprono in quest’aria
di primavera.
Cercano memorie
di una campagna arresa fatalmente
all’onda di lavanda dei suoi colli.
Padre
oltre la soglia è il canto degli uccelli
la folla dei papaveri nel vento
e fieni su cui grande il cielo scende.
Per te queste nevi del mandorlo in fiore
oziosi origami di nuvole bianche.
Per te son le braci di lucciole quando
salgono ai poggi silenzi di luna.
Riciclano sere lontane presenze
perdute sull’aia nel conto di stelle.
Adesso sei padre l’odore dell’erba
la terra assetata
talvolta nel sogno
la sagoma scura dell’uomo che torna
dai campi portando negli occhi tramonti
e dentro le tasche ha l’odore del vento.
Poggiata alle spalle
riposo di falce.
Solo una foto sul muro e uno sguardo
di te
padre
dentro il vestito buono della festa
per questa mia struggente nostalgia
che sa di te una strada senza tempo
oltre apparenza di silenzi spinta.
Pierubaldo Bartolucci
3° classificato
Un istante
Taci un istante:
il coro di abeti è pronto
ad aprire il concerto voluto
dal vento, al calare del sole.
Una strofa regalo al signore
dei boschi: forse vedremo
schizzi tardivi di luce
benevola e calda.
Compie, la terra, il suo giro
ovvero t’accorgi se la notte
verrà. Nemmeno si ferma
la mano del mago: i sassi
si muovono per farti spavento.
Momenti di gioia, purissima,
non hanno scadenza, per te:
sorridi alle nuvole, stanche
del giorno e parli la lingua
dei gatti; non pensi al balletto
cubista del russo Leonid…
Pallide chiacchiere evadono
presto dal ricco buffet;
i lampioni metallici, fuori,
rubano ancora i ricordi.
Fiabe di seta son quelle
che sento e che vedo salire
sull’orlo sottile dei monti;
puoi anche ripetere ora
ragionevoli frasi d’amore:
la cornice mi pare perfetta.
Massimiliano Bianchi
4°Classificato
Genova
Piangono gli occhi bruciati dal fumo,
fra echi di trombe al suon del tamburo,
il vento che scuote bandiere
portando le urla sulle barriere.
Visi arrossati al fiato che manca
fra gli sputi lanciati sugli asfalti grigiastri.
Le scelte sbagliate nei credi perfetti,
voluti e cercati, ma anche obbligati.
Rotolano i caschi senza le teste,
corrono insieme figure impazzite,
tinte di nero, di bianco,
tinte di rosso di giovane sangue.
Anni bruciati buttati al macello,
terrore che insegue i volti celati
da fasce di sete e sgargianti bandane,
dalle vitree visiere nascoste da scudi,
nei nerbi serrati fra mani sudate.
Poi piange il silenzio all’ombra dei viali,
nelle spire nerastre di fumi violenti,
fra i cupi rottami morenti a bruciare,
nelle pietre divelte lasciate nel sole,
fra le poche parole, di rabbia e dolore.
Gente comune che pensa, che piange cercando ragione.
Per pochi che parlano molti hanno fatto,
ora si aspetta se tutto Ë giovato,
le mani alla testa in segno di resa,
leccando ferite che non guariranno,
lasciando nel sasso da poso lanciato
dubbi, speranze e un rimorso affogato.
Adriano Barghetti
5° classificato
Cartoline del Garda
La languida pelle del lago
trafitta da spilli di pioggia
e verdi labbra di coste
in controcanto sulle tue lacrime:
tremenda tristezza quella sera!
Lo specchio tranquillo del lago
raddoppia lo squarcio di sole
sui bocci ghibellini di Sirmione
in contrappunto sulla tua lettera:
“Sto bene”. Che pace stasera!
Andrea Pacini
6° classificato
Non so se tra cumuli di stelle
il tuo rossore di gioia
intriso ho intravisto
benefico splendido dell’anima
che trabocca
la chiara immagine
dal tempo sbiadita
regina rugosa e succosa
in vesti morbide di meriggio.
Non so se tra il gioco del mondo
magico e purpureo
il tuo molle abbandono di vita
intristito ho intravisto
come un pendolo di fumo
in perenne nera oscillazione
e vacuità indistinta
giugno così abbraccia la fame
di riaverti gioiello
al mio stupito candido collo
leggendo scandendo il tuo
dolce nome che risucchia.
Tra nuvole di foglie e sciami
di scintille la scia bruna
del percorso passato
tra rovi spinosi e ortiche
di noia il falso gioco della gioia
cieco caduto
rannicchiato nei vortici
sfumando il rossore
ho pianto.
Luciano Rossi
7° classificato
Il matrimonio della figlia
Nel verde tenero d’erba sottile,
sull’acqua rapida, tra masse d’ombra,
scintilla l’aureo raggio solare.
Le foglie fremono d’aceri ombrosi.
Punti di brace lampeggian trèmuli:
dolce tepore di fine estate,
quasi d’autunno, nell’aria quèta.
Nell’acqua chiocciano comari querele,
ciottoli tondi accarezzati
da brezza ròrida che porta al fiume
profumi saturi di bosco in fiore.
Le felci oscillano sull’orme lievi
di piede piccolo, in sabbia fine.
Un orso in panno, gioco d’infanzia,
affonda un poco e turba i vortici
lenti e rotanti dell’onda ritmica.
Raccolgo il gioco: gòcciola appena.
Tra l’oro antico dei suoi capelli
sfuma il profilo di figlia amata.
Anima d’aria, umor di luce,
sul collo pulsa l’ultimo miele ambrato.
L’ombra d’un giovane ora s’allunga
in moto lento a mutar dell’ora.
Ora s’avviano di là dal guado.
Io li osservo, dolore e gioia;
camminan lievi, tra ombre e sole.
Il prato buio ora è deserto.
Il sole cala, l’orsetto è solo.
Un filo teso mi unisce a loro,
brilla tra i raggi, tenace e tenue,
trema nell’aria, sparisce, torna…
Quanto tessemmo, in comunione,
fiaba d’ordito, trama d’amore.
Augusto Arrigoni
8° classificato
Corro l’attesa
È questo freddo
che spiove
d’azzurri anfratti
è la robinia
che vibra l’arpa delle sue dita
è la neve
che specchio di gelo
s‘è fatta
al volgere
di due tramonti
è tutto questo
che mi fa sentire
l’inverno degli anni.
Il declino
del pallido sole
mi pesa
dentro gli occhi
ad usate sponde sbarrati.
Corro l’attesa della sera
per un tuo smagato sorriso
che m’accoglie
ed un mare di turchino
m’annega
guardando
il tuo volto sereno:
domani, amore,
è una nuova primavera.
Piera Alloatti
9° classificata
Noi siamo scogli
Questo tempo polverizza le strade
di una stagione senza più colore,
baluginano smaglianti emozioni,
legate a chi non le sa più sentire.
Tremenda è la mia notte di fantasmi
ricorrenti fra incubi ed illusioni,
flaccido è il giorno quando la fatica
strema il corpo, quando la mente geme.
Grandiosa è questa vita che ci appare
ora sogno, ora sofferenza atroce,
Ci percuote la furia dei marosi,
impetuosi ci sferzano uragani,
ci accarezza talvolta caldo sole.
Rinsecchiti da salsedine bianca,
imbrattati da liberi gabbiani,
annaspiamo fra flutti ed onde quiete.
Respirando alti brandelli d’amore,
proseguiamo, noncuranti di schegge,
rimarginando abituali ferite.
Così per noi tutti, finché viviamo.
Domenico Bisio
10° Classificato
Amadriade
Quando le mie foglie
accarezzano i tuoi capelli,
quando i miei fiori
ascoltano la tua voce,
quando il mio tronco
sfiora le tue labbra,
allora il Bosco
profuma di suoni
e morbide ciglia
si uniscono al canto.
SEZIONE GIOVANI
Laura Panighel
1° classificata
Valzer triste
Il cielo è grande
che sovrasta
la vasta pianura;
dove lavavano vesti
scorre la fontana;
i salici sono verdi
nell’aria che li coccola,
leggeri: lusinga
di vento va nel vigneto,
moina all’uva raccolta
fra poco. Racconta ogni cosa
l’incedere del tempo,
il lento valzer della vita
quando una vita è spenta,
quando svanito è l’estremo confine,
quando il calice è versato,
quando buia è la luce flebile che guida.
Teresa: madre di madre
di padre di me,
addio! Tutti i tuoi figli a te!
Sono giunti dal mondo
sull’orma del calmo corteo
e in tutti tace l’ordine, il fine, il principio.
Il cielo è grande
come gli occhi
del bambino che ha il tuo volto, oh Teresa!
Gli insegno a guardare bene
perché tolto il caro luogo
del primo respiro,
assopito nel tempo il ricordo,
saremo radici spezzate,
vibrazioni irregolari.
Chiara Bollani
2° classificata
Andare
Sguardo trafitto di buio
dall’incanto nel cielo di marmo
cuscino d’arancio e voli
tenera marea di nubi.
Cheto passaggio
l’accendersi di stelle nell’ombra
tenebra appoggiata alla sera
coperta fredda di sole e profumi.
Marcella Scopelliti
3° classificata
Vento
Ascoltami, o vento,
quando ti grido addosso.
Ascoltami,
quando proclamo libertà
non zittirmi con i tuoi gelidi sussurri.
Accarezza nervoso,
queste mie mani frenetiche.
E sciogli le catene invisibili,lascia che scivoli in terra,
o portale con te
tra le verdi valli
e i monti corvini
che s’increspano in cime capricciose.
O vento,
disgrega delicato la luna,
ch’io domani possa trovare
una goccia d’argentosotto il cuscino.
Sospingi il mio corpo,
zattera della mia anima,
verso limpidi orizzonti
marcati d’azzurro.
Rendimi Isola in mezzo al mare.
Sara Poggialini
4° classificata
Senza confine
Il buio e la luce,
la forza e la dolcezza,
l’infinito e il limitato
dov‘è il confine?
Barriere incomprensibili
spezzate dalle ali della fantasia
in frammenti di colore,
inesorabili prove di infinite speranze
di fanciulli affascinati
dal desiderio di toccare il cielo.
Antonino Genovese
5° classificato
Lampi d’ignoto
Un fuoco
mi asfissia,
penetra nel silenzioso io,
giunge sino alle vene
in un’unica violenta esplosione
di tramonti,
di ricordi,
di gioie rapide,
troppo fulminee.
Lampi d’ignoto
imprimono
il loro passo scattante,
le loro virgole leggiadre,
i loro punti sospesi,
e nel vuoto
immagini bianche d’oblio.
Simona Lambertini
7° classificata
Bocciolo di rosa
Un istante tra sogno e realtà
un bocciolo di rosa, si schiude
sotto gli occhi del mondo
rosa di un cuore
di chi diventato pazzo di fantasia
muore di realtà.
Un immenso sogno
onde impetuose infrangono i confini della realtà
lasciando, a chi ricolmo di sogni,
la possibilità di desiderarli,
di realizzarli.
Un bocciolo di rosa, muore
sotto gli occhi dell’indifferenza
morte causata da chi,
col cuore gelido,
non capisce.
L’essenza magica della misteriosa luna
l’infinità del cielo
una realtà senza giorno né notte.
Sfumatori stravaganti
dipingono il volto delle stelle
un granello di vita, vola
attraverso tutto questo
sogno e realtà.
La vista si offusca.
Gli occhi, di chi non ha smesso
di credere nell’impossibile.
Una dolce musica
attraversa il vento.
L’inganno dei pensieri.
I desideri appagati.
Arrivare. Andare.
Un dono dal cielo.
Un rosa, sta crescendo
con coraggio.
Nell’amore di chi la cura.
Angelo Scotto
8° classificato
Canzone di Kiomm
Si dice che i giovani
cerchino qualcosa:
la loro esistenza
o una vita gioiosa;
chi ero, e come, io non lo sapevo,
eppure ogni giorno ridevo, ridevo.
E quando gli amici
che mi guardavano
pensando a sé stessi
un po’ mi invidiavano,
mi sentivo strano, o così mi dicevo,
però non cambiavo e ridevo, ridevo.
Vivendo così,
una notte d’inverno
Dio o qualcuno volle
mandarmi all’Inferno:
con la mia moto, per non colpire un cagnetto,
sbattei la testa dritto contro un muretto.
Non so dirvi
se fu un bene o fu un male,
so solo che ebbi
un bel funerale,
qui all’inferno tutto è triste e muto,
prima di morire non ci avrei mai creduto,
ma quella notte, sul muretto,
quando ormai lo sapevo,
ancora nel cuore ridevo, ridevo.
Lucia Panascì
10° classificata
Bella, fragile barca
sbattuta dal vento
quanto è amaro il vedere
la tempesta proseguire
nonostante i lamenti
dei tuoi legni stanchi.
Onde! Fermate il violento
vostro andare
contro i miei scogli!
Le buie nuvole sopra
continuano a mostrare
il loro terrore
e l’angoscia in me non cessa.
A poco servirà
cambiare spiaggia:
il mio scoglio
ha la medesima
pietra, la tempesta
il medesimo vento.